Scoprire e valorizzare necropoli dimenticate è un compito arduo, ma fondamentale per la ricostruzione della storia di un territorio. È ciò che ha fatto Gabriella Tassinari nel suo libro “Necropoli romane di Malgesso e Oltrona al Lago (Varese): recupero e studio dei materiali conservati”, presentato il 5 maggio presso la Sala Risorgimento di Villa Mirabello. Il volume è stato pubblicato grazie alla collaborazione di diversi enti ed è parte delle “Monografie della Società Storica Varesina”.
La presentazione del libro ha visto la presenza dell’autrice, del professor Giuseppe Armocida della Società Storica Varesina, della dottoressa Isabella Nobile, già conservatore del Museo Archeologico di Como, della dottoressa Fulvia Butti della Società Archeologica Comense e della dottoressa Elena Poletti del Museo Civico Archeologico di Mergozzo. L’Assessore alla Cultura Enzo Rosario Laforgia ha sottolineato l’importanza del volume per la conoscenza del territorio varesino nell’antichità e la collaborazione tra enti diversi.
Il recupero delle necropoli di Malgesso e Oltrona al Lago è stato reso possibile grazie alla ricostruzione delle realtà di questi luoghi e alla scansione minuziosa tra centinaia di oggetti conservati in musei e in proprietà private. Gli esemplari, fino ad ora inediti, sono stati disegnati, fotografati e analizzati, inserendoli nel panorama del territorio varesino, lombardo e delle aree vicine.
Il volume ricostruisce le varie zone cimiteriali di Malgesso e Oltrona al Lago, i riti funerari della cremazione e dell’inumazione, le strutture tombali, nel quadro delle tipologie sepolcrali della zona. L’autrice ha inoltre ricostruito la fisionomia della Malgesso romana e la necropoli di Oltrona al Lago, che sarebbe estesa e frequentata dall’età augustea ad almeno il III-IV sec. d.C.
Gabriella Tassinari, laureata in Archeologia presso l’Università degli Studi di Milano e specializzata in Archeologia, è autrice di contributi sulle necropoli romane del territorio lombardo, sulla ceramica romana e sulla glittica antica e post-antica. Ha studiato anche le raccolte di calchi di intagli e cammei realizzate dalle botteghe romane Dehn, Cades e da Giovanni Pichler, conservate al Medagliere delle Civiche Raccolte Numismatiche di Milano, e ha pubblicato il catalogo delle gemme non antiche della cospicua collezione dei Civici Musei d’Arte di Verona. Il suo lavoro di recupero e studio dei materiali conservati rappresenta un importante contributo alla conoscenza della storia del territorio varesino.
DAI CELTI AI ROMANI . IL CATALOGO NON UFFICIALE DEL MUSEO ARCHEOLOGICO DELLA LOMELLINA
Il “Quasi Catalogo”o il “Catalogo non ufficiale” del Museo Archeologico della Lomellina di Vigevano è nato dalla nostra passione e dalla volontà di fornire ai visitatori ed agli appassionati una breve guida delle preziose testimonianze scoperte nella Lomellina e custodite in una meravigliosa cornice che è il castello Visconteo. (Alessandro Guerri)
IL MUSEO
Il Museo Archeologico del Castello Visconteo Sforzesco di Vigevano è un’importante istituzione culturale della Lombardia, che custodisce una ricca collezione di reperti archeologici provenienti dalle necropoli lomelline di epoca tardo celtica, La Tène e romana. Il percorso espositivo, che prende avvio dal suggestivo spazio con interni coperti da volte a crociera, offre al visitatore la possibilità di ammirare oggetti di uso quotidiano, ma anche statuine a tuttotondo e appliques per letti funebri, che conferiscono unicità ai corredi lomellini.
Le prime tracce di popolamento nella zona risalgono al Mesolitico e al Neolitico, ma sono nell’età del Bronzo e del Ferro, in cui si afferma la cultura celtica, e soprattutto in età romana che le testimonianze diventano progressivamente più abbondanti. In questo periodo, compreso tra la seconda metà del II sec. a.C. e la fine del I d.C., si assiste alla massima fioritura di insediamenti in questo territorio, come dimostrano l’abbondanza e il grande interesse dei ritrovamenti, in cui predomina il rito funerario della cremazione.
Tra i corredi esposti, significativa è la tomba di guerriero da Valeggio-cascina Tessera e il ricco corredo femminile con vaso a trottola e fibule da Dorno-cascina Grande. Si possono anche ammirare un corredo maschile proveniente da Tromello e uno femminile da Dorno, nel quale fanno comparsa i primi manufatti in vetro soffiato (balsamari, olpai, bicchieri, coppe), il vasellame in vernice nera e in terra sigillata che documentano la fase della romanizzazione. L’olpe sostituisce il vaso a trottola. La piena età romana è illustrata da questi corredi, esposti in ordine cronologico da Dorno, Zinasco, Vigevano, Gropello Cairoli. Particolarmente significativa la tomba a cassetta di laterizi proveniente da Zinasco Nuovo.
Nella sezione dedicata alla coroplastica, si possono ammirare statuine a tuttotondo, appliques per letti funebri, in bassorilievo o a tutto tondo, che conferiscono unicità ai corredi lomellini. E’ esposto anche un frammento di stele funeraria a edicola, iscritta, della seconda metà del I sec. d.C. dall’abbazia di S. Pietro a Breme, un reperto raro per la Lomellina.
Il Museo Archeologico è ubicato all’interno del complesso architettonico del castello Visconteo Sforzesco di Vigevano, nella terza Scuderia Ducale, attribuita a Leonardo da Vinci (1490) che, come ingegnere ducale, intervenne nel castello e nelle campagne vigevanesi, dove affrontò il problema della regolamentazione delle acque.
LOMELLINA: i siti dei ritrovamenti -pannello esplicativo del mueso archeologico della Lomellina di vigevano
ETA’ DEL BRONZO
Goliere ed Armille vedo figura qui sotto per la descrizioneRIPOSTIGLI DEL TERRITORIO DELLA LOMELLINA ( MUSEO ARCHEOLOGICO LOMELLINA VIGEVANO)
1 Ripostiglio di asce a margini rialzati in bronzo a vari stadi di lavorazione e diversa percentuale di rame
Pieve Albignola. Bronzo Antico (2200-1700 a. C.)
(Deposito del Civici Musei di Pavia)
2 Ripostiglio di bronzo comprendente goliere e collari a capi aperti, armille a spirale e un’ascia a flabello Robbio Lomellina. Bronzo Antico-Medio (XVII-XVI secolo a. C.)
(Deposito del Civici Musel di Pavia)
3 Ripostiglio di pani di rame per fusione Evidenti i segni del prelievi per analisi condotte nel 1923 Semiona. Bronzo Recente (Xil secolo a. C.)
4 Ripostiglio di bronzi comprendente anello, pinzette, pugnale. spilloni e panelle per fusione Gropello Cairoli, Santo Spirito, Inizi Bronzo Recente (Xil secolo a.C.)
ETÀ DEL FERRO
L’inizio della prima Età del Ferro in Italia settentrionale è convenzionalmente fissato al 900 a.C. e si conclude al momento della storica invasione gallica del 388 a.C.
In questo periodo la Lomellina, occupata dal popolo dei Laevi rientra nell’ambito della cultura “protoceltica” di Golasecca, che si estendeva sull’area compresa tra Adda e Sesia, la regione dei laghi a nord e il corso del Po a sud in continuità con il Bronzo Finale e il periodo precedente .
Sembra di assistere però nella fase iniziale della prima Etá del Ferro (IX-VIII secolo a.C.) uno spopolamento della bassa pianura, come testimoniato dai pochi rinvenimenti relativi a questo periodo. Tale spopolamento è forse legato al cambiamenti climatici che, con l’aumento della piovositá hanno comportato un dissesto idrogeologico della pianura, insieme a fattori politici e sociali che hanno impedito il formarsi di realtà de- demografiche importanti
Con il Vil secolo a.C. territorio assume nuova importanza, grazie all’esistenza di una rete di traffici attivata dagli Etruschi che, dalle coste della Liguria, per correndo la direttrice del Ticino, raggiungeva Lago Maggiore, dove era situato il principale centro golasecchiano, e da li le comunità transalpine.
L’importanza di questa direttrice risulta ben evidente a partire dal VI secolo a.C e la ceramica d’importazione rinvenuta a Lomello insieme al vasellame metallico ritrovato a Dorno e Garlasco confermano l’inserimento del territorio lomellino in una rete di scambi di ampio portata legati all’ampliamento del centri etruschi della pianura padana e alla fondazione di un emporio etrusco a Genova alla fine del VI secolo a.C.
Durante V secolo o.C. sorgono nuovi pic- coli centro in tutta la Lomellina e acquisisce sempre più importanza l’abitato di Gropello Cairoli Santo Spirito. Questo crescita è cetamente favorita dalla nascita di Milano, che determina la creazione di nuove dinamiche commercial lungo una direttrice nord-sud in direzione di Genova: l’abitato a Santo Spirito. era posto proprio su percorso che da Milano. lungo to vale Scrivia, raggiungeva Genova.
PRIMA ETÀ DEL FERRO- CIVILTÀ PROTOCELTICA DI GOLASECCA
Reperti celtici civiltà di Golasecca da Groppelo Cairoli Santo Spirito VI-Vsec.aC 1 tazza monoansata 2 scodella a urlo cordonato 3 coppa a orlo cordonato 4 olletta 5 bicchiere a tulipano 6 bicchieri decorati 7 presa di coperchio 8 olla ovoide 9 Olla con la spalla 10 olla decorata 11 brocca decorata 12 olla con decorazione 13 fibule 14 borchie 15 pendagli 16-fibula a drago in bronzo 17 Fibule a sanguisuga 18-19 parti terminali di staffa di fibula 20 strumento da toilette in bronzoVedi sopra MUSEO ARCHEOLOGICO LOMELLINA VIGEVANO
L’ABITATO DI GROPPELO CAIROLI
L’importante abitato di Gropello Cairoli era localizzato sull’altura di Santo Spirito creata dai depositi alluvionali del Ticino sul margine destro del fiume in una posizione favorevole al controllo del territorio.
A partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso l’altura è stata destinata a cava di sabbia e tali lavori hanno completamente asportato i depositi archeologici. I controlli durante le escavazioni hanno consentito, però, l’individuazione di un insediamento di circa cinque ettari di estensione.
L’abitato, formatosi nel corso dell’VIII secolo a.C., crescerà d’importanza nel VI e soprat- tutto nel V secolo a.C., come conseguenza dell’incremento dei commerci dell’Etruria con i paesi a nord del Po e le regioni alpine.
L’abbondante materiale ceramico raccolto documenta la compresenza di elementi golasecchiani nella ceramica fine, e lo sviluppo di forme locali e di aspetti formali della tradizione ligure nella ceramica grossolana.
I resti delle strutture individuate, realizzate con palizzate lignee e argilla, permettono di ipotizzare l’organizzazione interna dell’abitato. dove l’area insediativa, affacciata sul Ticino, era chiusa da un fossato che attraversava l’altura nel punto di minor larghezza e nei cui pressi, fuori dal centro, era localizzata una zona artigianale, documentata da un’officina per la lavorazione del bronzo.
Mancano dati certi sulla presenza di una necropoli, ma alcuni indizi inducono a ipotizzare che fosse in posizione arretrata rispetto al nucleo insediativo/produttivo.
Le attività quotidiane sono testimoniate da macine, rocchetti, fuserole, pesi da telaio e dai frammenti di piastre in argilla forate relative a piani di cottura mobili.
L’abitato di Santo Spirito. localizzato in una posizione privilegiata in un sistema di comunicazioni stradali e fluviali, riveste dunque durante la media Età del Ferro il ruolo di centro egemone sul territorio, forse insieme a Garlasco. L’altura continuerà ad essere occupata anche durante la seconda Età del Ferro
Un inquadramento della situazione del pavese e in particolare della Lomellina all’inizio della latenizzazione, nella seconda età del Ferro, appare oggi, dopo il riconoscimento della celticità, almeno linguistica, dei Liguri, molto più agevole che in passato.
La lettura delle fonti operata dal Gabba nel 1984 (1) trova ora una chiarezza prima non facile da riconoscere (2). I Laevi (i Laci di Polibio (3)) sono per Livio (4) popolazione ligure (mentre per Poli- bio (5) sono celti), collocata a Nord del Po, inco- lentes circa Ticinum flumen. Sull’altra riva sono gli Anares. Ad essi si sovrappone una popolazione di origine gallica, i Marici
Oggi non possiamo più dubitare che i due gruppi abbiano potuto collegarsi sulla base di comuni premesse etnico-linguistiche, come certamente è avvenuto alla fine del V secolo in molte altre aree “celto-liguri” della Cisalpina. 1 Laevi avevano par- tecipato, nel corso della prima età del Ferro, all’elaborazione e allo sviluppo delle Culture cosiddetta di Golasecca. I Marici portavano gli stimoli culturali delle culture lateniane d’Oltralpe. In altri termini, nel corso della seconda età del Ferro, si è sviluppata in Lomellina e nel Pavese una cultura lateniana su sostrato celto-ligure-golasecchiano, con due gruppi uniti (fusi?), che “condidere Ticinum non procul a Pado” (6)
Se il Po rappresenta, dal IV secolo a.C. (7), una delimitazione territoriale molto precisa, oltre la quale sono gli Anares, in tutte le altre direzioni, verso gli altri gruppi prima celto-liguri, poi celti co-lateniani, i confini appaiono molto vaghi. Ciò in particolare per la prima fase, dei Laevi golasecchiani, la cui collocazione areale ci sfugge completamente, ma anche per la seconda età del Ferro, con i Laevi Marici latenizzati, che mal si distinguono da Vertamocori, Salluvii, Libui. Così come, oltre il Ticino, appare difficile individuare il confine con il gruppo insubre (8). Dagli Insubres, infine, i Laevi-Marici risultano dipendere nel III seco- lo a.C., se non da epoca precedente. Quindi, in questa sintetica trattazione, si preferisce riferirsi all’attuale realtà territoriale della Lomellina, ben sapendo come essa appaia in gran parte artificiale, legata più alle vicende storiche moderne che a quelle antiche (9).
Un corretto inquadramento delle vicende della Lomellina nella seconda età del Ferro non può così prescindere dai precedenti della prima (10), in quanto proprio nel sostrato golasecchiano dei Laevi è da riconoscere la premessa delle specifici tà nelle epoche successive.
L’area, come si è detto, è collocata, nella prima età del Ferro (11), in un ampio spazio culturale, com- plessivamente definibile come “Golasecchiano”, ma con sensibili differenziazioni locali.
Nella Lomellina ci è possibile, infatti, riconoscere, nella documentazione materiale, caratteri specifi ci, sia nelle ceramiche, che nell’ornamentazione personale (ad esempio nel gigantismo delle fibule, che nel tempo resterà un motivo costante, fino alla romanizzazione). Tali specificità, che devono esse- re verificate in parallelo con le specificità degli altri comparti golasecchiani, nell’analisi dei quali forse talvolta si insiste più sulle concordanze che sulle discordanze, rendendo meno facile una lettu ra in termini “storici”, vengono messe in rapporto con la più facile apertura di questo territorio ai condizionamenti (persone, materiali, idee) di pro- venienza etrusca (12), se non più lontana, fino alla Daunia (13). Condizionamento giustificato dalla collocazione della Lomellina lungo uno degli assi di penetrazione principali dal Mediterraneo, dalla Liguria marittima alla Padania, all’Europa conti- nentale.
10 Ciotola e olla decorate a incisioni Garlasco, Bozzole, cavo Striello
11 imboccatura di vaso a trottola con iscrizione sinistorsa graffita ESOPNOSKEPI Garlasco, Bozzole
12 Olette decorate a incisioni Groppelo Cairoli
13 Frammenti di armille in vetro fuso blu e porpora Gropello Cairoli Santo Spirito
14 Fondo di patera con iscrizione
Graffito ERIPOCHIOS Groppelo C. vigna GaraldiERIPOCHIOS N11In primo piano fibule tipo pavese n 4- strigile in Bronzo n3 -dracma padana n2Ollette da Groppelo Cairoli n12Frammenti di braccialetti di vetro celtici n13
NECROPOLI CELTICHE DELLA SECONDA ETA DEL FERRO-LOMELLINA
NECROPOLI DELLA SECONDA ETA DEL FERRO – MUSEO ARCHEOLOGICO LOMELLINA VIGEVANO)
VIGEVANO, LOCALITÀ RONCHI, NECROPOLI A INCINERAZIONE Tomba 33. Sepoltura femminile. Prima metà I secolo a. C.
1 Fusaiola decorata a incisioni 2 Fibula in bronzo
3 Armilla in vetro biancastro rifuso dal rogo
4 Patere a vernice nera
5 -6 Tegame in impasto semidepurato
6 Ciotola a orlo rientrante e ciotola-grattugia troncoconica
7 Patere deformate durante la cottura
8 Olette decorate a impressioni e a incisioni
DINTORNI DI VIGEVANO Materiale sporadico da contesti tomball. II-I secolo a. C.
9 Ciotoline con fondo ombelicato Provenienza non precisable
10 Bicchiere miniaturistico Località Ronchi
11 Ciotolina e bicchiere di piccole dimensioni Provenienza non precisabile
12 Cuspidi di lancia in ferro Località Monte Oliveto
13 Spada a codalo in ferro, con resti del fodero,deformata Località Monte Oliveto
14 Coltello in ferro Località Monte Oliveto
15 Cesole in ferro Località Monte Oliveto
16 Strigile in ferro Località Monte OlivatoNECROPOLI DELLA SECONDA ETÀ DEL FERRO VELEZZO LOMELLINA, LOCALITA’ PIEVE necropoli a cremazione
Tomba 59. Sepoltura maschile, Inizio I secolo a.C 1 Coltello in ferro con resti di legno sul manico 2 Asse repubblicano in bronzo, consunto D/Giano bifronte. R/ Prua di nave 3 Anello di sospensione in bronzo 4 Cesoie in ferro con resti di tessuto mineralizzato 5 Patere acrome, imitazione della ceramica a vernice nera 6 Vasi a trottola decorati a fasce sovradipinte 7 Ciotole troncoconiche con orlo a tacche impresse Ciotole carenate 9 Ciotole a orlo rientrante 10 Ciotola troncoconica 11 Olletta ovoide Tomba 14. Prima metà I secolo a. C. 12 Ciotola treppiede 13 Ciotola carenata 14 Olletta lenticolareOlpi a trottola vedi sopraGARLASCO tombe celtiche GARLASCO , necropoli ad incenerizzazione
Tomba 1 femminile III sec a.C 1 Fuseruola decorata a placche incise
2 Ciotola troncoconica e ciotolina in impasto grossolana
3 Olla globulare 4 Brocca biconica con orlo a beccuccio cilindrico obliquo
Tomba 1a 5Armilla a due giri in bronzo e anello di sospensione in ferro entrante
6 ciotola ad orlo rientrante e ciotolina troncoconica 7 Oletta globulare 8 Oletta situliforme decorata a impressioni
Tomba 28. Sepoltura maschile 9 Spada in ferro ancora inserita nel fodero decorato,deformata dal fuoco
10 Elementi di catena reggispada in ferro 11 Borchie in ferro
12 Fibule in ferro
13 Armilla in sapropelle
14 Cuspide di giavellotto in ferro
15 Lama di collello 16 Frammenti di cesoie e di impugnatura di strigile in ferro
17 Ciotole troncoconiche in impasto semidepurato 18 Olla biconica
19 Oletta situliformeVedi sopraNECROPOLI DELLA SECONDA ETA’ DEL FERRO
GARLASCO, BOZZOLE NECROPOLI A INCINERAZIONE Fine III -Inizio IIsecolo a. C.
Tomba 8 sepoltura maschile
1 Fibule in ferro 2 Lame e impugnatura di cesoie in ferro 3 Cuspidi di lancia: conservano tracce del tessuto in cui erano avvolte
4 Coltelli in ferro con residui di legno e tessuto 5 Olletta globulare e ciotolina troncoconica 6 Olla biconica e vaso a trottola decorato a fasce sovradipinte
Tomba 29. Sepoltura maschile 7 Umbone di scudo in ferro 8 Spada ravvolta nel fodero, ritualmente deformata, e punta di fodero in ferro 9 Ciotola-cineraria e ciotola in argilla semidepurata 10 Olla globulare e vaso a trottola
Tomba 4. Sepoltura femminile 11 Borchie in bronzo 12 Fibule ed elementi di catenina in bronzo
13 Bottoni conici in bronzo, con asola interna 14 Vetro blu rifuso dal rogo, probabile armilla
15 Ciotoline in argilla semidepurata
16 Bicchiere a corpo ovoide
17 Olletta con decorazione incisa e brocchetta
18 in argilla semidepurata 19 Ciotole-cinerarie carenate Vaso a trottolaVedi sopraVALEGGIO LOMELLINA cascina Tessera necropoli ad incenerazione Temba 189, Sepoltura maschile. Seconda metà II secolo a. C.
1 Spada in ferro: la lama è ancora inserita nel fodero 2 Rasoio e cesoie in ferro 3 Fibula a molla bilaterale in ferro 4 Pinzette e anello di sospensione in bronzo 5 Punta di lancia in ferro decorata da reticolo inciso, con resti di legno mineralizzato sul manico 6 Assi repubblicani in bronzo
D/ Giano bifronte. R/ Prua ali nave. Al di sotto: ROMA
7 Vittoriato in argento D/Testa di Giove, R/ Vittoria che incorona un trofeo. Al di sotto: ROMA 8 Umbone di scudo in ferro 9 Coltello in ferra, deformato dal rogo 10 Olle in ceramica comune modellate a mano: una à decorata a incision! 11 Quattro ciotole in ceramica comune: una è decorata a tacche Impresse sull’orlo 12 Olle e olletta in ceramica comune. modellate al tornio e a mano
Tomba 199. Fine Il-inizi I secolo a. C. 13 Cesoie in ferro 14 Asse repubblicano in bronzo, consunto D/Giano bifronte. R/ Prua di nave 15 Patere a vernice nera: una reca il graffito IEVO 16 Ciotolina monoansata e bicchiere a spalla cordonata in ceramica comune 17 Olla globulare in ceramica comune 18 Ciotola cinerario carenata in ceramica comuneVedi sopra
ROMANIZZAZIONE
GROPPELO CAIROLI Cascina Menabrea il corredo contiene strumenti del mondo femminile : 10 fuseruole variamente decorate con motivi geoimpressi o con impressioni a tacche Le due grandi fibule di tipo pavese servivano a sostenere pesanti tessuti come quelli dei mantelli. Frequenti in età tardo celtica sono però usato fino alla prima età imperiale perché espressione della cultura locale VELEZZO LOMELLINA località Pieve tomba 53 L’attaccamento alla cultura locale è rappresentata dalla ciotola carenata a due anse e dalle ollette dall’impasto semidepuratoVedi sopra – MUSEO ARCHEOLOGICO LOMELLINA VIGEVANO)VELLEZZO LOMELLINA. Statuetta di mulo segno della presenza di influssi romani MUSEO ARCHEOLOGICO LOMELLINA VIGEVANO
GROPELLO CAIROLI, località Marone – tomba II GAMBOLÒ, Dosso della Guardia – tomba 21 Seconda metà del I secolo a.C.
Gli oggetti del due corredi in vetrina rispecchiano di fondo la tradizione culturale indigena, ma contengono alcuni manufatti indicativi della penetrazione commerciale (e culturale) romana.
Il corredo di Gropello Cairoli piuttosto semplice e ridotto nella composizione, accanto a oggetti tipici del periodo tardo celtico, come il vaso a trottola e le ciotole carenate, contiene una lucema dal serbatoio biconico e dal beccuccio ad ancora, che imita analoghi esemplari laziali, di solito a vernice nera. Il vaso a trottola, un contenitore per il vino dalla stretta imboccatura che veniva chiusa con un fappo, e le ciotole, oggetto di utilizzo comune sulla tavola. sono invece di produzione locale.
Ugualmente la tomba di Gambolò accanto alle più tradizionali ollette. decorate e non, e al piatto tegame verosimilmente prodotti in loco. presenta un oggetto di importazione, una grande patera a vernice nera di buona qualità, che sulla tavola era utilizzata per servire il cibo.DORNO – CASCINA GRANDE Corredo femminile seconda metà del I sec a.C . Incenerizzazione indiretta. Sono presenti fibule bronzee di varie dimensioni, ceramica tra cui un olpe a trottola , una Armilla di vetro deformata dal fuoco.
BIBLIOGRAFIA UTILE E LINKS:
PROBLEMi DI ARCHEOLOGIA LOMELLINA: UN GRUPPO DI TOMBE DAL PODERE PANZARASA DI GROPPELLO CAIROLI , GIOVANNA ARATA RAC 166 anno 1984 pag 41-121
LA NECROPOLI DI DORNO LOCALITÀ S.MATERNO , MARIA VITTORIA ANTICO GALLINA ,RAC 167 pag 113-162
LA NECROPOLI ROMANA DI OTTOBIANO , GLORIA VANNUCCI LUNAZZI RAC 168 anno 1986 pag 47-104
CASSOLNOVO, località Brugarolo – tomba 1 località Gerassa – tomba 1 Prima metà I secolo d.C.
Due corredi tombali ritrovati nel territorio di Cassolnovo si distinguono per la presenza di ceramica ottenuta da matrice, che imita nella forma e nella decorazione il prezioso vasellame metallico ed è rivestita di vetrina verde all’esterno e gialla all’interno.
La tomba di Cassalnovo località Brugarolo era probabilmente una sepoltura femminile, come suggeriscono i balsamari in vetro e l’anello a spirale. Tra i materiali di corredo, spicca lo skyphos (coppa biansata per bere) in ceramica invetriata, decorato da due tralci di vite contrapposti con una rosetta a otto petali al centro. Il rilievo è di notevole qualità tecnica e la resa della decorazione molto naturalistica.
Cassalnovo Brugarolo- Balsamari e skyphos a motivi vegetali( vite) prima metà I sec d.C -MUSEO ARCHEOLOGICO LOMELLINA VIGEVANO
Da Cassolnovo loc. Gerassa proviene un altro corredo femminile: esso è composto da una patera a vernice nera, da una ciotolina in terra sigillata, che reca sul fondo il bollo del fabbricante AE NC racchiuso nella caratteristica planta pedis, e da diversi balsamari. L’oggetto più importante è lo skyphos invetriato, decorato in questo caso da tralci d’edera contrapposti e da nastri annodati al di sotto delle anse. Il rilievo è di buona tecnica e il gusto della decorazione di carattere naturalistico.
Gerassa -balsamari e skyphos con foglie di edera . prima metà del I secd.C.
ALAGNA LOMELLINA, cascina Guzza – tomba 4 DORNO, cascina Grande – tomba 33 Primi decenni del I secolo d.C.
Tra la fine del I secolo a.C. e i primi decenni del I d. C.. in Italia settentrionale, si affermano alcune officine di ceramistiche producono vasellame in terra sigillata realizzato a matrice dalle forme tipiche e con decorazioni caratteristiche. Tra i più famosi sono Sarius Surus e C. Aco Diophanes, che “firmano” i loro prodotti con un’iscrizione a rilievo nel corpo del vaso.
Bicchiere tipo ACO – MUSEO ARCHEOLOGICO LOMELLINA VIGEVANO
Creazione di Sarius è la coppa biansata ad alto orlo, dal corpo decorato a motivi vegetali, come quella della tomba di Alagna, mentre è tipico delle officine di Aco il bicchiere troncoconico decorato da motivi vegetali e dalla riproduzione dell’intelaiatura di un canestro, come nell’esemplare di Dorno che è firmato. Con il tempo, tuttavia, le stesse forme sono prodotte dai diversi ateliers. Benché l’utilizzo delle matrici permetta una produzione in serie, si tratta di manufatti raffinati, realizzati da artigiani famosi.
Anche gli altri oggetti dei due corredi indicano l’adozione di prodotti commerciali romani, mentre l’attaccamento alle consuetudini locali si esprime nella scelta dei cinerari: la ciotola carenata ad Alagna, l’olla di impasto grezzo a Dorno.
Interessante nel corredo di Alagna l’anello, benché rovinato dal rogo. che porta impresso nel castone il volto di un satiro barbato.
Anello con satiro barbato Alagna Lomellina Oggetti di vetro in primo piano .dietro coppa biansata a motivi floreali di Sarius Surus e bicchiere a tulipano
ZINASCO NUOVO, località La Madonnina Tomba a cassetta Primi decenni del I secolo d.C.
Nella vetrina si presenta la ricostruzione di una sepoltura ritrovata all’interno di una fossa rivestita da sei tegoloni. Il corredo, piuttosto ricco, comprendente sia oggetti combusti dal rogo sia integri, era distribuito tra l’interno e l’esterno della cassetta.
Assai interessanti appaiono i manufatti deposti intatti dentro la cassetta di laterizi. La duplicazione di alcuni esemplari (le olpai, le lucerne, gli specchi) e la concentrazione di reperti ossei in punti diversi della sepoltura fanno pensare alla deposizione nella stessa tomba di almeno due individui. La presenza di fusaiole e balsamari, inoltre, fa ritenere che si trattasse della sepoltura di individui di sesso femminile.
L’analisi dei manufatti porta a ipotizzare che le due donne fossero morte a poca distanza di tempo l’una dall’altra, in un arco cronologico. compreso tra l’età augustea e quella tiberiana.
Zinasco Nuova Località Madonnina – MUSEO ARCHEOLOGICO LOMELLINA VIGEVANO
BIBLIOGRAFIA E LINKS:
RAC 190 anno 2008 pag 67 -156 Il vasellame “tipo Sarius”: ceramica romana di tradizione ellenistica in Italia settentrionale MARIA PAOLA LAVIZZARI PEDRAZZINI
Coppe tipo Surus – decorazione sopra da Pavia scavi del tribunale fine I sec a C-inizi I sec d.C – coppa sotto da Alagna Lomellina ora a Gambalò fine I sec a.C – inizio I sec d. C ( DA RAC 190)
La scena rappresenta la libagione compiuta sull’altare da Manillo Giusto, prima del sacrificio di un torello addobbato delle sacre bende. Il dedicante, vestito della toga e con il capo coperto. celebra rito alla presenza delle immagini degli antenati collocate su plinti.
Si tratta di una delle rare testimonianze di scultura di età romana conservate in Lomellina.
Come riporta l’iscrizione, il personaggio, con l’offerta della vittima e la posa dell’altare, scioglie un voto a una divinità il cui nome non è conservato. Manillus doveva essere un facoltoso membro dell’élite locale, come prova la solennità del rito. Le pettinature del personaggi e gli accurati caratteri dell’epigrate indicano una datazione intorno al 25-50 d.C. L’altare in marmo di Candoglia è stato privato del basamento e del coronamento per essere riutilizzato, a scopo decorativo, in una muratura del battistero di Lomello, probabilmente nel Medioevo. Alla fine dell’Ottocento venne portato a Vigevano e murato prima nel Municipio poi a Palazzo Roncalli ove ora si trova un calco sostitutivo.
T MANILIVS SAL F IVSTVS MVSLM
Tito Manillo Glusto figlio di Salvio con gratitudine, sciolse il voto, volentieri, meritatamente
La stele infissa verticalmente nel terreno contrassegnava il sepolcro celebrando il defunto. I monumenti funerari sono frequenti nel mondo romano, ma rari in Lomellina 4’esemplare da Breme è quindi di eccezionale importanza nonostante la sue frammentarietà, mancano infatti le parte inferiore e la decorazione sul lato destro, che era speculare a quella di sinistra
La stele ha le forme di un tempietto con frontone decorate da una testa di Medusa e da rosette . La Medusa, circondata da serpentelli ha anche valore apotropaico ( scaccia il malocchio e gli spiriti maligni) L’iscrizione commemorativa è inscritta all’interno di un apposito riquadro delimitate de lesene coronate da capitelli corinzi. La parte terminale è invece distrutta e non è possibile risalire al nome della moglie . Seguivano poi in genere i nomi dei figli e dei liberti. L ‘uomo è vissuto in Lomellina nela seconda metà del I sec. d.C. come indica la tipologia della stele e l’ ‘accuratezza ed il tipo di caratteri .
TFI P CORNELIUS M FRONTO SIBI ET ….TATE CONI….
Per disposizione testamentaria Publio Cornelio Frontone, figlio di Marco fece innalzare il monumento per sé e per la moglie …
VETRI
GROPELLO CAIROLI, podere Castoldi – tomba 14 Seconda metà I secolo d. C. Tra le sepolture ritrovate nel podere Castoldi, la tomba 14. verosimilmente femminile, si distingue per la presenza di manufatti in vetro ben conservati: si distingue in particolare la raffinata brocca in vetro blu soffiato a stampo e decorata a baccellature, utilizzata sulla mensa per servire le bevande, Anche lacolombina di piccole dimensioni, in vetro soffiato liberamente. costituisce un oggetto di lusso: la sua forma ricorda l’animale sacro alla dea della bellezza Venere. All’interno sono ancora conservate le tracce del suo contenuto, probabilmente un profumo o un unguento per il corpo. Per utilizzarlo, si sarebbe dovuta spezzare la coda oppure il becco. Un ulteriore rimando a Venere sembra presente anche nella statuetta in terracotta raffigurante Amore e Psiche: Il personaggio maschile reca infatti nella mano sinistra una colomba. Completano il corredo uno specchio in bronzo, un balsamario tubolare in vetro, una lucerna in terracotta ed alcuni oggetti impiegati sulla tavola: una coppetta a pareti sottile ed un piatto in terra sigillata,
Ad imitazione del lusso . Si tratta di APPLIQUES che venivano posizionate soprattutto nel I sec d.C. sui letti funebri ad imitazione di quelli di lusso. Costituite da materiali ceramici dovevano imitare i ben più preziosi intarsi in osso avorio o metalli presenti in letti ben più preziosi.
COROPLASTICA letti funebri Lomellina I sec d.C
Ne sono rinvenute soprattutto in necropoli del territorio della Lomellina, dove probabilmente erano prodotte, data la grande e quasi esclusiva diffusione in quest’area.
COROPLASTICA letti funebri Lomellina I sec d.COTTOBIANO APPLIQUES letti funebri .disegno da rivista RAC n 168 del 1986OTTOBIANO APPLIQUES letti funebri .disegno da rivista RAC n 168 del 1986
GIOCARE A DADI O CON LE PEDINE
VARIE
IL TESORETTO DI MORSELLA
Tesoretto di Antoniniani dalla località Morsella
Il tesoretto è costituito da circa 1.400 antoniniani, monete della fine del III secolo d.C. prevalentemente di Gallieno ma anche di Claudio il gotico fino ad Aureliano Sono state rinvenute nel 1978 a seguito delle ricerche del Gruppo Archeologico Milanese coordinate dalla Sovraintendenza, successive a dei lavori di aratura di un campo. Erano interrate insieme ad un’olla fittile che originariamente le conteneva. Probabilmente sono state nascoste a seguito del periodo di grave instabilità politica e dei confini. Io e mio papà eravamo lá nel 1978 e non vi posso esprimere l ‘emozione nel vederle,sempre con mio padre ora, esposte al museo.
Tesoretto di MorsellaTesoretto di MorsellaTesoretto di Morsella
COLLEZIONE STRADA
La raccolta costituita da 260 oggetti appartenenti ad un arco cronologico che va dalla preistoria all’età rinascimentale, ma particolarmente ricca in relazione all’età della romanizzazione della Lomellina (II – I secolo a.C.) e alla prima epoca imperiale (I – II secolo d.C.). Per la maggior parte rinvenute a seguito di lavori agricoli, sono testimonianze che quasi certamente provengono da corredi funerari e il loro stato di conservazione è in molti casi eccellente. Si va dalle ceramiche di uso comune, alle terrecotte figurate, agli oggetti d’ornamento, agli utensili di metallo. E ai vetri. Tra questi spicca un pezzo eccezionale nella produzione vetraria del primo secolo dopo Cristo: una coppa in vetro verde chiaro, con decorazioni a girali d’acanto e tralci di vite, unico esemplare integro tra i pochissimi a noi noti, cinque in tutto, dal maestro vetraio Aristeas. Una meraviglia di fattura mediorientale destinata ad una famiglia facoltosa e di rango. Sempre tra i vetri, materiale distintivo della collezione, vanno citate, per integrità e qualità, anche la pisside in vetro blu e l’anforetta porpora con decorazione piumata in bianco
Presso le Scuderie del Castello Sforzesco di Vigevano dal 10 febbraio al 4 dicembre 2023, sarà possibile ammirare l’esposizione completa della collezione Strada, recentemente acquisita dal Ministero della Cultura , affidata ora al Museo archeologico nazionale della Lomellina a Vigevano.
L’acquisizione al patrimonio dello Stato è avvenuta con un esproprio per pubblica utilità, reso possibile dalla Soprintendenza per le province di Como, Lecco, Monza Brianza, Pavia, Varese. Questo permetterà la conservazione unitaria, lo studio e l’esposizione al pubblico della collezione raccolta da Antonio Strada (1904 – 1968), e custodita fino al 2021 nella dimora della famiglia nel Castello di Scaldasole.
Emanuela Daffra, direttore regionale Musei della Lombardia si esprime in merito in questo modo «Questa esposizione completa è, insieme, il passaggio intermedio di un percorso e l’apice ‘pubblico’ della collezione. Dopo l’anteprima, che ha immediatamente offerto ai nostri visitatori i reperti più importanti ed integri, questa mostra è voluta per permettere a studiosi e appassionati di conoscere la totalità dei pezzi, tutti restaurati per l’occasione. Sarà un affondo importante sulla storia del collezionismo privato in Lomellina, che ora giunge ad arricchire il patrimonio collettivo e la storia del territorio. Anche per questo abbiamo voluto una ampia durata ed una ricca serie di attività per pubblici diversi. Al termine della mostra, con cognizione di causa, i nuclei più significativi confluiranno nell’esposizione permanente del museo imponendone una rilettura, a testimonianza di come il patrimonio archeologico non sia immobile».
La raccolta comprende 260 oggetti di epoche diverse , dalla preistoria all’età rinascimentale, ma è particolarmente centrata sul periodo compreso tra la romanizzazione della Lomellina (II – I secolo a.C.) e la prima epoca imperiale (I – II secolo d.C.).
La gran parte dei rinvenimenti proviene da reperti scoperti a seguito di lavori agricoli. Si tratta di corredi funerari e il loro stato di conservazione è in molti casi eccellente. Troveremo esposti ceramiche di uso comune, a terrecotte figurate, oggetti d’ornamento, utensili di metallo e vetri . Tra questi spicca un pezzo eccezionale nella produzione vetraria del primo secolo dopo Cristo: una coppa in vetro verde chiaro, con decorazioni a girali d’acanto e tralci di vite, unico esemplare integro tra i pochissimi a noi noti, cinque in tutto, dal maestro vetraio Aristeas. Un capolavoro di fattura mediorientale destinata ad una famiglia ricca e di rango.
Sempre tra i materiali in vetro , vanno citate come piccoli capolavori anche una pisside in vetro blu e una anforetta porpora con decorazione piumata in bianco.
«Tutti i reperti della Collezione saranno esposti in un’unica sala che verrà caratterizzata, anche dal punto di vista grafico e visivo, rispetto agli altri spazi museali.L’allestimento sarà concepito in modo da enfatizzare i pezzi più importanti, gli altri reperti saranno raggruppati per tipologie. I pannelli guideranno il visitatore evidenziando non solo la sequenza di lettura dei reperti, ma anche le reciproche connessioni con il resto della collezione museale.»
Strada non si limitò a raccogliere i reperti rinvenuti nei suoi possedimenti.
«L’esposizione completa degli oggetti ci permettere di cogliere anche i modi della formazione della raccolta, che si configura come “collezione di collezioni”», ci spiega Rosanina Invernizzi, co-curatore scientifico della mostra. «Ai reperti già posseduti dai suoi antenati, Antonio Strada aggiunse altri nuclei acquistati da collezionisti del territorio della Lomellina: tra essi, in particolare, la raccolta Steffanini di Mortara (che comprendeva la coppa di Aristeas) e la raccolta Volpi-Nigra di Lomello, che includeva anche reperti di provenienza magno greca. Altri piccoli nuclei furano aggiunti nel tempo frutto di acquisti, doni o scambi. Non mancano, come spesso accade nelle collezioni, pezzi falsi o di dubbia antichità, ma nell’insieme la raccolta Strada ci mostra un quadro di attivi scambi tra i proprietari e soprattutto quell’interesse per le” antichità patrie” caratteristico degli anni tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.»
Dopo il lungo periodo di esposizione, i reperti della Collezione Strada, selezionati, diverranno parte integrate del percorso museale del Museo Archeologico nazionale della Lomellina.
Come riuscire ad identificare la datazione di un reperto proveniente dal territorio della Gallia Transpadana centro-occidentale ?
Prendendo a riferimento il periodo compreso tra la metà del II sec. a.C. e il regno di Augusto (30 a.C.) dobbiamo innanzitutto appoggiarci a materiali provenienti principalmente da necropoli (fig. 1), mentre sono ancora rare le sequenze stratigrafiche degli abitati ben documentate.
Per la cronologia del La Tène padano si fa riferimento alla periodizzazione proposta da Raffaele De Marinis (tabella 1)3, basata essenzialmente sui ritrovamenti lombardi, tuttora comunemente utilizzata sia per i contesti lombardi sia anche per i ritrovamenti lateniani del Piemonte e del Veneto. Su questa cronologia si basano anche le datazioni proposte da Luciano Salzani per le necropoli sopra ricordate. Pur tenendo conto che questo quadro cronologico, con l’affinamento delle datazioni ceramiche e soprattutto di altri materiali, come le armi e le fibule, oggetto ultimamente di vari studi tipo-cronologici, necessita di un aggiornamento, al momento si ritiene comunque un valido punto di riferimento.
I materiali sono numerosi e vari e documentano ciò che era in uso contemporaneamente in un certo periodo utilizzando una cronologia mutuata da quella utilizzata in Europa Centrale, dove questi centocinquanta anni sono stati suddivisi in quattro periodi principali:
La Tène C2 finale,
La Tène D1,
La Tène D2,
età augustea1.
Gli autori dello studio hanno cercato di articolare il periodo Tardo La Tène della Transpadana centro-occidentale in una sequenza di sei orizzonti cronologici della durata di circa una generazione. Questa partizione è stata effettuata prendendo come fossile guida le fibule diffuse localmente confrontate con le forme di vasellame ceramico e dalle sue combinazioni.
LE FIBULE COME FOSSILE GUIDA
A. Fibule di schema Medio La Tène a staffa corta (di lunghezza notevolmente inferiore alla corda dell’arco)4. Il gruppo comprende diversi tipi individuabili in base al materiale, alla forma dell’arco e alla lunghezza della molla
B Fibule di schema Tardo La Tène di ferro a molla bilaterale lunga e corda esterna. Il gruppo comprende due tipi individuati in base alla forma dell’arco.
CFibule di schema tardo La Tène “tipo Nauheim” caratterizzate da arco ribassato, molla bilaterale di 2 spire per lato e corda interna
D Fibule di schema tardo La Tène “a testa coprente”6, in ferro e in bronzo, con arco di lamina triangolare la cui estremità copre parzialmente o totalmente la molla, molla bilaterale di 2 o 3 spire per lato, corda esterna o interna.
E Fibule di schema tardo La Tène “ad arpa”: in bronzo, arco asimmetrico rialzato a gomito verso la molla e ornato da un nodulo, molla di tre spire per lato e corda esterna.
F Fibule di schema tardo La Tène ad arco rialzato, in ferro e in bronzo, molla di due spire per lato e corda interna.
G Fibule di schema tardo La Tène con arco “a noduli” (Knotenfibeln): in bronzo, arco filiforme asimmetrico, rialzato verso la molla dove è ornato da noduli, molla di due spire per lato a corda esterna, staffa triangolare traforata o chiusa.
H. Fibule a cerniera. Al loro interno si possono individuare due grossi gruppi, estremamente articolati ma la cui documentazione grafica e fotografica è spesso inadatta a una più precisa classificazione.
Associando alle fibule le tipologia dei reperti ceramici si sono quindi indicati 6 periodi storici.
SE VOLETE APPROFONDIRE L ARGOMENTO VI INVITIAMO ALLA LETTURA DELL ‘ARTICOLO PRESENTE SU ACADEMIA.EDU DI PAOLA PIANA AGOSTINETTI
Se ci affascina comprendere la civiltà dei Celti sorta sulle rive del lago Maggiore ed lungo il Ticino non possiamo perderci il museo di Sesto Calende e la storia dei ritrovamenti di questo territorio.
Tanti reperti archeologici , piccoli pezzetti di una vita passata , fatti da oggetti semplici riposti con cura ed amore dagli antichi Celti nelle tombe dei loro cari , sono ancora oggi la voce di queste persone e ci aprono uno specchio sulle tante vite di allora . Sono anche la principale fonte per la conoscenza della Cultura di Golasecca che, tra i principali insediamenti protostorici con maggiori concentrazioni demografiche dell’Italia settentrionale, si insediò a partire daI I millenio a. C. nella zona di confine tra la Lombardia occidentale e il Piemonte orientale, creando una cultura celtica originale, particolarmente influenzata dagli etruschi e dai celti transalpini .
Essa attraversò diverse fasi che la condussero a partire dal IX ad una costante fioritura fin verso il V sec. A. C. per poi confluire nella cultura gallica insubre del periodo storico
Quasi tutti i reperti esposti, vasellame, utensili per l ‘ igiene e l’abbigliamento, oggetti di ornamento in metallo , ambra e coralli provengono da necropoli nella zona compresa tra Golasecca, Castelletto sopra Ticino e Sesto Calende.
Colpisce il visitatore la Tomba del Tripode, del VI sec a. C., sepolcro rinvenuto nella necropoli in zona Mulini Bellaria. Essa consiste nell’urna cineraria e nel corredo funerario principesco di una donna di alto rango. Peccato non conoscerne bene la sua storia se non attraverso gli oggetti che l ‘hanno accompagnata nel suo ultimo viaggio.
Situla celtico-golasecchiana al museo di Sesto Calende (Va)
Un altro elemento decisamente importante della raccolta è il collo di un bicchiere con leggibili iscrizione celtica in carattere nord etrusco basata sul cosiddetto “alfabeto di Lugano”
Iscrizione celtica in caratteri nord etruschi . Museo di Sesto Calende
La zona archeologica del museo comprende poi una esposizione di reperti di età precedente alla Cultura di Golasecca ed altri posteriori che, dal periodo gallico, attraverso quello romano, giungono sino all’insediamento medievale di Sesto Calende.
Ricostru
I pezzi di epoca medievale esposti evidenziano una Sesto Calende fiorente, sviluppata soprattutto intorno all’abazia di San Donato. Da qui provengono due plutei antichi, mentre altri preziosi oggetti sono giunti dalla collezione Bellini.
Il museo, nato nei primi anni del dopoguerra e ufficializzato nel 1954 dalla Sovrintendenza alle Antichità, nacque inizialmente come raccolta ed esposizione archeologica ma, successivamente, venne ampliato e in questi spazi si sono poi sviluppate una Pinacoteca ed un’area Naturalistica. In quest’ultima è raccolta una preziosa collezione di fossili pliocenici ritrovati in massima parte a Cheglio di Taino, situato sulla riva varesina del Lago Maggiore. Il materiale è stato recentemente classificato e include differenti specie vegetali e animali.
PER APPROFONDIRE SULLE SCOPERTE DEI CELTI GOLASECCHIANI NEL TERRITORIO DI SESTO CALENDE su accademia.eu:
Il Museo Archeologico, ospitato presso il Palazzo Belgiojoso a Lecco, è un piccolo gioiello . Sono qui raccolti tanti reperti provenienti dagli scavi archeologici del territorio del lecchese che abbracciano in un ampio arco cronologico, i seguenti periodi:
Paleolitico
Mesolitico
Neolitico
Età del rame
Età del bronzo
Età del ferro
Età romana
Alto Medioevo
Particolarmente interessanti sono i reperti dell’ epoca celtica dalla prima età del ferro (sia golasecchiana che del periodo della cultura di La Tene ) fino alla piena integrazione nel mondo romano.
ETÀ DEL BRONZO
Cultura di Polada( età del bronzo 2200-1600 a.C.)- Ceramica dalle torbiere di Bosisio Parini
ETÀ CELTICA
CIVILTÀ DI GOLASECCA
Le vetrine lungo la parete destra della II sala contengono i materiali della prima età del ferro. Le testimonianze del lecchese seppur poco abbondanti testimoniano l’occupazione del territorio con villaggi sparsi. Nella prima vetrina sono esposti i materiali dell ‘abitato Rocca di Chiuso riferibili ad un periodo tra il IX e V sec a C. Presso questo sito il ritrovamento di materiali di convitto ha reso ipotizzabile la presenza di abitazioni con graticci di canne su cui veniva steso un impianto di argilla. È presente in questa vetrina una situla bronzea da Barzanò ed una parte del corredo non disperso di una tomba di Lecco Olate. Sono poi esposte brocche olle etc del periodo Golasecchiano oltre che a diversi monili di donna da una tomba di Pasturo
Ceramiche cultura di GolaseccaFibule armille anelli penduli e pendagli del periodo Golasecchiana celticoSitula bronzea, fibule ed anello del periodo Celtico GolasecchianoRicostruzione della ‘ abbigliamento di una donna del periodo Golasecchiano
LA TENE
Con l’invasione in epoca storica dei Galli nel Lecchese , si nota una continuità di occupazione dei centri alpini e prealpini, mentre nella Brianza sono presenti reperti solo del periodo della romanizzazione. Lungo la parete sinistra della II sala e le prime due della III sala , sono esposti corredi della seconda età del ferro scoperti ad Introbio. Tali oggetti evidenziano caratteristiche stilistiche della cultura di La Tene. I corredi di Introbio presentano varie armi, foderi e coltelli di Introbio /Lovere ( diffusi questi ultimi sull’ arco alpino fino alla Retia vedi https://archeologiagalliacisalpina.wordpress.com/2020/09/20/armi-dei-camuni-i-coltelli-di-lovere-e-introbio/) punte di lancia, un elmo di tipo Monfortino, due umboni di bronzo di uno scudo. Sono infine presenti corredi provenienti dalla Brianza di epoca tardo Lateniana e di romanizzazione del territorio
Materiale di epoca La Tene da BarzioElmo di tipo monfortino, olpe a trottola, ceramica, cesoia, coltello tipo Introbio /Lovere, punte di lanciaElmo monfortino gallico e cesoiaArmi celtiche La Tene B seconda metà del IV sec-prima metá del III sec a.C.A sx coltelli tipo Introbio / Lovere , al centroArmi Lateniane, le lunghe spade galliche, punte di lancia , cesoieSpade, fibule , un frammento di un umbone con ricostruzione sullo sfondo del classico scudo dei Galli, due olpe a trottolaIn primo piano umbone di scudoFibule e spade
Ricostruzione di due donne insubri e di un guerriero celta
EPOCA ROMANA
Nella sala IV sono esposti i reperti di epoca Romana. Colpisce immediatamente un rilievo funerario del I sec a.C -I sec d.C.. sono poi presenti diversi reperti ceramici e della vita quotidiana
Rilievo funerario romanoResti di pavimento musivoCeramica romana, un na fibula, un frammento di specchio del I sec .d.CFrammento di specchio del I sec d.C.
Il percorso consente al visitatore di conoscere in maniera approfondita le diverse epoche, mettendo in risalto il grande numero di reperti archeologici ritrovati: dal sito di Rovagnate con tracce di insediamento dell’Uomo di Neanderthal nel Paleolitico, numerosi vasi di ceramica perfettamente integri e strumenti di selce risalenti all’età del Bronzo, che testimoniano l’esistenza di un insediamento palafitticolo nei pressi del lago di Pusiano e reperti della prima Età del ferro relativi in particolare alla civiltà di Golasecca.
Sono stati inoltre, realizzati tre plastici relativi a diversi ambienti medioevali:
l’interno di una fucina per la lavorazione del ferro
Il Museo conserva anche un menhir istoriato proveniente dal piccolo comune di Ello e ospita una sala dedicata alla metallurgia, che caratterizza Lecco ed il suo territorio sin dal Medioevo. Il museo è decisamente innovativo: accoglie il visitatore con un video che illustra sinteticamente la raccolta museale, offrendo così una visione d’insieme del percorso conoscitivo che si sta per intraprendere, durante il quale viene accompagnato da interessanti pannelli e ricostruzioni alla scoperta delle origini di Lecco e del suo territorio.
Dal 2022 non c’è più il ticket d’ingresso al Museo Archeologico, che diventa gratuito e consente anche di visitare il Museo Storico e il Museo di Storia Naturale, facenti parte del Polo Museale di Palazzo Belgiojoso.
SITI E RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI TRA LAMBRO E SEVESO ATTRAVERSO UN ANTICO SENTIERO
Passeggiare lungo gli antichi sentieri della Brianza alla riscoperta di tante tantissime vestigia del passato , spesso sconosciute al nostro sguardo. È la proposta di alternativa verde che ci accompagna in questo percorso con una guida precisa di tanti piccoli oggetti di epoca celtica romana e medioevale che ci raccontano la storia quotidiana dei “piccoli”. È anche l’occasione per chi abita vicino a Milano di fare una passeggiata nella bellissima Brianza.
Il sito ricostruisce e studia un antico sentiero che attraversava anticamente Desio,Lissone, Verano al Lambro Monza ( parco ):
Alcuni reperti archeologici ( vasi a trottola di epoca gallo romana ) provenienti dalla cascina Mondina di Biassono
Se avete la passione di camminare e con un po’ di immaginazione vi piacerebbe percorrere un ipotetico viaggio dalle terre insubri a quelle liguri vi suggerisco questo percorso:
Acqui Terme. Sabato 30 aprile alle ore 16.00, presso la Sala del Consiglio di Palazzo Levi, si torna a parlare di archeologia con la presentazione ufficiale del volume degli Atti del Convegno “I Liguri e Roma- Un popolo tra archeologia e storia” tenutosi ad Acqui Terme tra il 30 maggio e il 01 giugno 2019, e organizzato dal Comune di Acqui Terme tramite il Civico Museo Archeologico insieme alla Soprintendenza SABAPAL e all’Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Studi Storici.
Il volume, veramente imponente, edito da Quasar (428 pagine) a cura di Silvia Giorcelli Bersani enoMarica Venturino, raccoglie integralmente gli interventi presentati in occasioni del Convegno, le comunicazioni inviate e gli estratti del dibattito conclusivo, permettendo la diffusione presso un vasto pubblico delle importanti giornate di studi acquesi.
Liguri e Roma atti del convegno
Per il Civico Museo Archeologico il Convegno, che aveva inaugurato l’importante mostra “Le ceneri degli Statielli. La necropoli dell’età del Ferro di Montabone” (terminata a dicembre 2021), è stato un momento davvero importante; lo ribadisce il Conservatore museale Germano Leporati che ci tiene a sottolineare: “siamo davvero molto orgogliosi di poter presentare qui ad Acqui un volume così importante, che mette in risalto il ruolo del Museo e l’importanza del nostro patrimonio archeologico, ed evidenzia quanto realizzato negli scorsi anni dal punto di vista della ricerca e della divulgazione; aver collaborato con la Soprintendenza e l’Università degli Studi di Torino a questo importante incontro costituisce per l’archeologia acquese e per la città un motivo di orgoglio”.
All’incontro interverranno Egle Micheletto, già Soprintendente per le province di Alessandria, Asti e Cuneo, e le curatrici del volume, Silvia Giorcelli Bersani, Professoressa Ordinaria di Storia Romana presso l’Università degli Studi di Torino, e Marica Venturino, già funzionaria SABAPAL e curatrice della mostra “Le ceneri degli Statielli”, nonché del relativo volume, realizzato da Museo e Soprintendenza e presentato anch’esso presso la Sala Consigliare di Palazzo Levi nel febbraio 2020. ( Da settimanalelancora.it)
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I LIGURI E ROMA UN POPOLO TRA ARCHEOLOGIA E STORIA
Il volume nasce dall’esigenza condivisa di aggiornare, a quarant’anni dall’uscita di Fontes Ligurum et Liguriae antiquae (1976) e a quindici dalla mostra “I Liguri: un antico popolo europeo tra il Mediterraneo e l’Europa” (2005), il quadro delle conoscenze storiche e archeologiche sui Ligures e sul loro rapporto con Roma
A cura di: Silvia Giorcelli Bersani e Marica Venturino (con la collaborazione di Giordana Amabili) Anno edizione: 2021 Collana: Studi e ricerche sulla Gallia Cisalpina, 29 Isbn: 978-88-5491-172-7 Materie: Archeologia Formato: 21,5×28 Pagine: 425
Atti del Convegno Aqui Terme (31 maggio – 1 giugno 2019)
Sommario:
Presentazioni
Luisa Papotti
Gianluca Cuniberti
Lorenzo Lucchini – Germano Leporati
Ricordando Filippo
I sessione: la documentazione archeologica
Filippo Maria Gambari, I Liguri tra Etruschi e Celti: la Liguria interna prima della romanizzazione
Silvia Paltineri, Dinamiche del popolamento ligure dal Bronzo finale alla romanizzazione
Marica Venturino, L’identità nella morte. Le necropoli dei Liguri
Daniele Arobba, Sila Motella De Carlo, I Liguri. Aspetti economici e paleoambientali
Mirella T.A. Robino, I Liguri Statielli tra identità e assimilazione nel mondo romano
II sessione: la discussione storica
Michele Bellomo, L’espansione romana nella seconda metà del III secolo a.C. e il caso delle guerre liguri: tra ‘grande strategia’ e competizione nobiliare
Mattia Balbo, Contare i Ligures: il contesto del trasferimento degli Apuani nel Sannio
Elisabetta Todisco, Per un modello di organizzazione degli agglomerati secondari della regioIX augustea
Michel Tarpin, La sententia Minuciorum: La procedura finanziaria come chiave dell’interpretazione territoriale
Francesco Mongelli, Forme di vita rurale nella Liguria romana di età imperiale
Francesco Rubat Borel, La componente celtica nell’onomastica epicoria dell’epigrafia latina della Regio IX Liguria
Giovanni Mennella, La “Prìa scritta” di Cichero: una cultualità di Iuppiter nel Levante ligure
Andrea Pellizzari, Liguri e Liguria nelle fonti letterarie e scoliastiche tardoantiche
COMUNICAZIONI
Sila Motella De Carlo, Frascaro (AL) – località Cascina Brumosa: dati archeobotanici
Stefano Marchiaro, Note sulla ceramica della seconda età del Ferro di Fossano (CN)
Marina Giaretti, Marica Venturino, Elementi di costume ligure della seconda età del Ferro da Palazzolo Vercellese
Germano Leporati, Reliqua desiderantur. Mancanze e osservazioni preliminari per un riesame del bronzo siracusano di Ierone II di provenienza acquese, nel contesto di Acqui preromana
Alberto Carlevaris, Fra continuità e innovazione. La romanizzazione del Piemonte sud-orientale nel I secolo a.C. e il caso di Forum Fulvii
Furio Ciciliot, Alcuni presunti toponimi romani acquesi in fonti anteriori al 1671
Angela Pola, Importazioni falische in sepolture liguri. I più antichi vasi figurati falisci della necropoli preromana di Genova
Simona Minozzi, Gloria Saccò, La necropoli ligure di Genicciola: nuovi dati bioarcheologici
Ivan Repetto, La via Postumia tra Genova e Libarna. La funzione Least Cost Path di ArcGIS per una ricostruzione dell’antico percorso
Michela Ruffa, Golasecchiani o Liguri? Una comunità composita a Gropello Cairoli (PV)
Annamaria Carini, Borchie in bronzo dell’età del Ferro nel Piacentino: una moda etnica resiliente
James Tirabassi, Nicolò Donati, Claudio Cavazzuti, Alcuni Liguri sulla Pietra di Bismantova alle soglie della romanizzazione: prime analisi dei corredi delle tombe e del profilo biologico dei cremati
Roberto Macellari, Giada Pellegrini, Lucia Romoli, Valentina Uglietti, La signora della pietra: una Ligure alle soglie della conquista romana nel territorio reggiano. Storytelling e story-game ai Musei Civici di Reggio Emilia
Silvia Landi, Emanuela Paribeni, Luca Parodi, Ivo Tiscornia, Ricerche intorno alla necropoli ligure di Pulica (Fosdinovo – MS)
Giulio Ciampoltrini, Paolo Notini, L’insediamento ligure apuano del Monte Pisone (San Romano di Garfagnana, Lu). Nuovi dati (e qualche ipotesi per i Friniates)
Giulia Picchi, La Versilia fra III e II secolo a.C.: Liguri, Etruschi e Romani
Articolo di Angelo Cimarosti( mi fa piacere riportare l ‘articolo anche perché Angelo è stato mio compagno di scuola al liceo Tito Livio di Milano)
Lo scavo della più antica fonderia della Padova Pre Romana: un’indagine sulle scoperte archeologiche in questura in Riviera Ruzante (nel laboratorio di Ponte di Brenta)
La più antica fonderia della Padova Preromana fu un ritrovamento archeologico avvenuto tra il 2000 e il 2001 durante i lavori di ammodernamento nel cortile della questura padovana, in Riviera Ruzante. La parte più interessante di quell’importante indagine, che individuò case in terra e legno della prima età del ferro (IX-VII secolo a.C.), fu però “prelevata” in un grande cassone per essere scavata in laboratorio in un momento successivo, e portata ai depositi del Museo Nazionale Atestino. Dopo 21 anni da quel salvataggio, che riuscì a identificare varie aree artigianali dedicate alla manifattura ceramica, alla tessitura,e alla metallurgia, il grande cassone è ritornato in camion a Padova, ai laboratori di Archeologia del Dipartimento dei Beni Culturali del Bo, che si trovano a Ponte di Brenta, in via delle Ceramiche, evidentemente una strada dal nome azzeccatissimo.
Nel 2005, durante la costruzione della linea ferroviaria Alta Velocità, nella tratta Novara-Milano2 grazie ad un meticoloso lavoro di sorveglianza archeologica sui cantieri dei sovrintendenti , veniva messa in luce una necropoli tardoromana .
Ritrovamenti dalle tombe tardoromane
Allargando l’area degli scavi venivano man mano scoperte anche tombe a cremazione romane del del I secolo d.C.. Il progressivo allargamento degli scavi evidenziava la presenza anche di tombe celtiche .
Resti di corredi romani del I sec.d.C.
Nonostante il carattere molto verosimilmente parziale del ritrovamento, considerando che le tombe celtiche sono vicine al limite nordoccidentale dell’area che è stato possibile indagare e che l’ampio canale di età ancora successiva a quella romana passa proprio in questo punto intaccando alcune strutture, questa scoperta permetteva comunque di riportare indietro di alcuni secoli la prima frequentazione dell’area. Nulla sappiamo purtroppo – come accade spesso per le antiche comunità celtiche stanziate sul nostro territorio – della collocazione né delle dimensioni dell’abitato, probabilmente un pagus (villaggio) secondo le testimonianze degli autori antichi relative all’insediamento per piccoli nuclei sparsi. Particolarmente suggestivo è il ritrovamento dei resti di una struttura lignea circolare interpretata come possibile luogo di culto.
Ritrovamenti della necropoli celticaResti di struttura circolare (luogo di culto?)
Il volume della sovraintendenza è un diario di viaggio di queste scoperte.