Da storia di Parma
Nel III secolo a.C. in Europa occidentale e centrale fa la sua comparsa una quantità importante di oggetti di vetro, tra i quali si distingue un prodotto nuovo che ebbe grande successo come elemento di parure, nonché una vasta difusione: il braccialetto di vetro colorato, translucido, omogeneo e dai colori luminosi.

Gli specialisti sono propensi a identiicare l’area di produzione nell’Italia del Nord, probabilmente nel Veneto, donde per ora provengono gli esemplari più antichi.

MATERIA E TECNICA:pasta vitrea/ lavorata a caldo con pinze
MISURE Diametro: 8,5 cm
I Celti si familiarizzarono con questo tipo di produzione della quale appresero le modalità di fabbricazione e le formule di composizione: da quel momento la produzione dei braccialetti di vetro costituì un altro elemento caratteristico e speciico dell’artigianato dei Celti, prodotto con tecniche e con un sapere nuovi. Ai Celti nel III secolo a.C. giungevano lingotti di vetro grezzo, che circolavano ed erano commercializzati nell’Europa transalpina: il relitto scoperto in Corsica al largo delle isole Sanguinaires (Ajaccio) (ultimi decenni del III secolo a.C.) conteneva tra gli altri prodotti trasportati anche 500 chilogrammi di vetro blu, che dall’Oriente era destinato alla Gallia. Lingotti di vetro grezzo sono documentati anche in centri costieri della Britannia. Il vetro celtico ha come base principale la silice (SiO2) ed è prodotto con sodio (Na) (7-15 per cento), calcio (Ca) (5-5,5 per
cento) e altre sostanze come il potassio (K) (meno dell’1 per cento), alluminio (Al) (1,4 per cento) e magnesio (Mg) (0,25-0,30). Se la materia base (sabbia e calcare) era facilmente reperibile, la soda (nota col nome di natron presso Plinio il Vecchio) aveva delle precise zone di provenienza (in particolare, in Egitto, i giacimenti tra Alessandria e Il Cairo) ben lontane dall’Europa dei Celti.



Le diverse colorazioni erano ottenute mescolando al vetro ioni metallici: il rame colorava il vetro di blu medio o scuro, il ferro in
verde o bruno, il cobalto in blu cobalto, il manganese in porpora o viola. I diversi colori appaiono legati a un’epoca piuttosto che a un’altra, dal momento che quella del colore fu una conquista tecnologica dovuta alla maîtrise di particolari sostanze rispetto ad altre. Le tinte più antiche furono il blu cobalto, talora integrato da colorazioni in giallo e in bianco, quelle successive furono il color miele, il verde o l’incolore, mentre tra le più recenti, del I secolo a.C., ci fu il viola con sfumature rosse.
Le fogge dei braccialetti più recenti furono sottili e semplici mentre quelle degli esemplari più antichi (seconda metà del III secolo a.C.) sono molto variabili per forma e ornamentazione: gli esemplari hanno una ricca ornamentazione a rilievo. Con il II secolo a.C. i braccialetti sono più larghi, blu cobalto o incolori, con decorazione di ili bianchi o gialli visibili alla supericie. Con la ine del II e l’inizio del I secolo a.C. la forma del braccialetto subisce un cambiamento deciso, dal momento che la fascia diventa stretta, di colore blu scuro, viola o bruno, poco decorata o priva di decorazione. I vetri giallo e bianco utilizzati per ilamenti o altri tipi di ornamentazione erano ottenuti con antimonio (Sb), piombo (Pb) o stagno (Sn). Con manganese o antimonio si otteneva invece la decolorazione del vetro, una tecnica molto complessa.



Il braccialetto era ottenuto in un solo pezzo senza che si avessero – come in età romana – due estremità da saldare insieme. La faccia
interna a contatto con la pelle del braccio era liscia mentre la faccia esterna era decorata con scanalature, motivi plastici o gocce di colore applicati. Talora sulla faccia interna di un braccialetto incolore poteva essere applicato un sottile nastro di colore giallo come l’oro. Alcune oicine attive nel II-I secolo a.C. sono riconosciute negli oppida di Manching in Baviera, di Stradonice in Baviera o di Stare Hradiskó in Moravia. L’abitato di Nemcice nad Hanou, sempre in Moravia, testimonia un’attività vetraria che parte dalla seconda metà del III secolo a.C., e che fa di questo centro il più antico atelier celtico di lavorazione del vetro. Nella successiva età degli oppida questo prodotto si difonde anche sul resto dell’Europa celtica; la grande difusione di braccialetti di vetro colorato in Italia del Nord fa ipotizzare la presenza di ateliers anche in Cisalpina (Transpadana) paralleli a quelli transalpini. A parte il caso di Nemcice nad Hanou, non si possono ancora individuare gli atelier del III secolo a.C. che gli specialisti, a partire dalle
forme di braccialetti più antichi, ipotizzano attivi in Italia del Nord, in Svizzera o nel medio Danubio (Slovacchia sud-occidentale). Si vedano N. Venclová, La production du verre, in Les Celtes et les Artes du feu, in “Dossiers d’Archéologie”, CCLVIII (2000), pp. 76- 85; R. Gebhard, Der Glasschmuck aus dem oppidum von Manching, Stuttgart, 1989.




A C B
Fig. 95 Frammenti di braccialetti di vetro colorato rinvenuti a Maneia (A e C) e a sinistra del Ceno (B) nella zona di Varano de’ Melegari. MANPr. (Disegno I. Fioramonti)

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https://www.academia.edu/resource/work/3400689