Frammenti di storie di vite antiche
Da riflesso.info

È il più celebre dei castelli del Trentino. Deve la sua fama alla singolare posizione e al bellissimo ambiente che lo circonda. Attraversato il ponte che divide il Lago di S. Massenza da quello di Toblino, la Valle del Sarca si apre ariosa verso il Lago di Garda. Quasi a custodire questo orizzonte, emerge dal lago il Castello di Toblino, arroccato su di una piccola penisola.

Lo spettacolo è suggestivo, specie nelle giornate autunnali quando i colori più caldi rafforzano il sapore romantico di questa zona che assieme all’alone di mistero emanato dal vecchio maniero immerso in un verde parco, afferrano i sentimenti dei turisti, specialmente quelli che per la prima volta giungono in questi luoghi. La valle gode di un clima mite grazie all’effetto benefico del Lago di Garda. Ecco allora il castello circondato da essenze arboree mediterranee come il leccio, l’olivo, il terebinto. Il castello deve la sua notorietà alla bellezza dell’ambiente e alle numerose leggende che esso ha suscitato. Circa 2.000 anni fa si pensava fosse abitato dalle fate e a loro, nel corso del III secolo, fu dedicata la costruzione di un tempietto, di cui abbiamo notizia grazie ad una piccola lapide murata nel portico del maniero. Si tratta di una testimonianza esclusiva che l’archeologo Paolo Orsi non ha esitato a definire “unica nel suo genere nella realtà epigrafica romana”. Con il passare del tempo, il tempio, avvolto nella sua aurea magica e religiosa, venne trasformato in una roccaforte di notevole importanza militare e strategica.

CIL V, 5005; Inscr.It. X.5 nr. 1098; PACI 2000, pp. 455; 464-465.
Località di rinvenimento e caratteristiche: ( da http://alpiantiche.unitn.it/epig_dett.asp)

Trovata a Castel Toblino; attualmente è murata nel portico d’ingresso del castello Iscrizione sacra su lastra in calcare. Databile all’inizio del III secolo d. C.

Testo originale: Fatis Fata[bus] / Druinus M(arci) No[ni] / Arri Muciani c(onsulis) [opp. c(larissimi viri)?] / actor praedioru[m] / Tublinat(ium), tegurium / a solo inpendio suo fe/cit et in tutela eius / sestertios n(ummos) CC conlustrio / fundi Vettiani dedit.
Traduzione italiana:”Ai Fati e alle Fate. Druino, (schiavo) del console [dell’illustrissimo?] Marco Nonio Arrio Muciano, amministratore delle tenute di Toblino, eresse a sue spese dalle fondamenta un tempietto e per il suo mantenimento offrì duecento sesterzi in occasione della cerimonia di purificazione del podere di Vezzano”
Nota esplicativa:L’iscrizione rivela l’antichità quasi bimillenaria degli insediamenti e dei toponimi di Toblino e di Vezzano, e vi attesta la presenza del culto dei Fati e delle Fate, divinità legate al mondo naturale e tutelari delle nascite, forse di origine celtica. Il dedicante, uno schiavo evidentemente benestante che portava il nome celtico di Druino, amministrava le tenute di Toblino appartenenti a un importante personaggio di ricca famiglia bresciana, Marco Nonio Arrio Muciano, che fu console nel 201 d. C. Druino aveva fatto costruire a sue spese un piccolo tempio (tegurium indicherebbe un’edicola sorretta da quattro colonne) e aveva stanziato una discreta somma, per finanziarne la manutenzione e le attività di culto. Fra queste ricadeva evidentemente anche la cerimonia annuale di purificazione (conlustrio) del podere di Vezzano, dove forse l’edificio sacro era stato costruito.